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La poesia è altra cosa
La capacità di saper comporre forme linguistiche pre-semantiche, emotivo-mnemoniche, pre-razionali (come sosterrebbe lui) rende Juan Carlos De Villar un particolare stratega del linguaggio e della rappresentazione. Combina parole a volte banali, a volte sofisticate, tese ad offrire a un attento lettore intuizioni nuove e insospettate, rendendo la complessità delle cose semplice, visibile e leggibile. Perloppiù è attento a cogliere l’ambiguità della parola in quel luogo, ricco di atmosfere e dejà-vu, uno dei pochi ormai rimasti, che è l’Antica Ostaria al Cavallino in Treviso. Lì un via vai di umanità varia esprime, interagendo con lui, quando c’è, pensieri e riflessioni ad alta voce. Sono di solito frammenti di storie, di amori, di sogni, di viaggi, di follie, di senso, di stranezze ed esaltazioni del nostro confuso e disorientato tempo esistenziale. Juan Carlos li ricarica di nuovi significati provocando processi di trasformazione e di visione che a volte divertono e a volte impongono delle riflessioni cui forse da soli non saremmo giunti.
Cenni sull’autore:
